Con “Bastare a me stesso” Barabba si racconta all’interno di una complicata relazione di coppia giunta ormai alle sue fasi finali. Da una parte lui, che vive la solitudine come una condizione necessaria e ama soprattutto quando la persona amata è lontana. Dall’altra parte la persona amata, così diversa, solare, desiderosa di vivere a pieno la relazione, ma che ostinatamente sembra non voler vedere quell’incompatibilità di fondo divenuta invece ormai così evidente per Barabba. Lui ci ha provato, ma si rende conto di essere un inguaribile solitario, incapace di vivere la dimensione della coppia. Inutile aspettarsi da lui un cambiamento, anche se sotto sotto lui stesso lo desidera e non sa spiegarsi il perché dei propri comportamenti. Una cosa è certa: così non si può andare avanti.
Stavolta il trio si misura con più melodia di quanto non abbia fatto sentire finora, pur restando nell’ambito di sonorità profonde e inevitabilmente cupe, ad evocare una sensazione come di “peso sullo stomaco”. Contribuiscono al brano due preziose collaborazioni: Paco Sangrado, che con il suo featuring arricchisce il testo e aggiunge melodie oblique, e la cantante Serena Abrami (Leda), la cui voce funge da alter ego femminile del protagonista e dona un tocco di luce alla generale oscurità.
Sotto il moniker Barabba si celano Jonathan Iencinella, Riccardo Franconi e Nicola Amici. Attivi nel circuito indipendente dalla metà degli anni ‘00, i tre sono stati coinvolti a vario titolo fino a tempi recenti in formazioni come Lebowski, Jesus Franco & The Drogas, Lazzaro e Le Ossa. Insieme hanno già condiviso un’importante esperienza nei Butcher Mind Collapse, con cui tra il 2004 e il 2013 hanno pubblicato due dischi di avant-noise-blues e condotto un’intensa attività live. Amici è inoltre titolare del progetto solista Kaouenn. Ritrovatisi nel 2019, lavorano da allora all’elaborazione di una loro personale fusione tra elettronica e forme contemporanee di canzone d’autore, di cui Barabba rappresenta il frutto.
La musica si muove tra sinistre pulsazioni downtempo e soluzioni ritmiche prese con disinvoltura dalla cultura rap/trap/r’n’b/urban, filtrate però attraverso una sensibilità lirica più affine a Nick Cave che a Eminem. La voce usa registri vicini allo spoken word, accennando talvolta un cantato, mentre i testi, spesso in forma di flusso di coscienza, mettono in scena le vicende di un personaggio cinico e disilluso, Barabba, che immerso nelle ambientazioni noir dei propri psicodrammi, racconta le sue quotidiane miserie emotive, i suoi dialoghi interiori, le difficoltà nel rapporto con se stesso e con l’altro e l’ansia generata dalle convenzioni sociali in un’anima tormentata che fatica a confrontarsi con la “normalità”.