L’analisi di questo debutto parte da una certezza: ossia, che arriva dopo oltre 3 decenni di suonate su palchi e contro-palchi ma, evidentemente, a Lor Signor Andrea Bartolini e Mario Assennato stava bene cosi, però è inevitabile che, alla lunga, togliersi lo sfizio di approntare un progetto originale, il passo è “breve”. Blue Drama è il nome scelto dai nostri veraci rockers per farsi 11 giri su “La giostra”: tanti i brani previsti e da tutti traspare uno stato di grazia che fa decadere ogni pregiudizio su chi dichiara il genere ormai alle corde.
Formazione, comunque, arricchita in Trio e ciò non desta alcun timore di mancata intensità sonora. Anzi!, qui la sfoggiano con la maestria da “vecchi” leoni del rock quali sono e quindi, c’è compattezza d’intenti gran feeling . Ecco che la magia di proporsi in Tre fa miracoli (basta ricordarvi di Police, Cream, Emerson Lake & Palmer9. “La verità” è che “Quello che non sai” è che lo stilismo prog-rock è un buon connotato, col merito di esprimerlo in lingua madre, come si apprezza dai primi episodi dell’album. Chiaramente, le chitarre scalpitano per palesarsi quanto prima ed ecco che “Divina antinomia” e la titletrack sono giusto un paio di coordinate per non perdere la rotta del piglio esecutivo.
Ponderano di realizzare “Il sogno infinito” per dare, tuttavia, una sterzata di gagliarde ballads o verso la rilettura rivoluzionaria di “Mi sono innamorato di te” (Luigi Tenco). L’abrasione dei guitar-works riprendono tosto con “Asociale” per poi farsi accompagnare, parimenti, da altre due brave sorelle “Come una chimera” e “Spacca il tempo”, robusto finale in chiave rock-blues in un pressante ronzio di corde avvolgente. Svincolato da ogni condizionamento, “La giostra” è un carosello di sano, fendente old rock, portato a testa alta da due comprimari esperti, magari non virtuosi, ma col cuore verace ed istintivo si fanno faville impensabili. E’ gradito il bis, please!
MAX CASALI