Dal 4 giugno è disponibile in rotazione radiofonica “IT’D BE LOVELY”, brano di GIACOMO LURIDIANA già presente su tutte le piattaforme di streaming.
“IT’D BE LOVELY” di GIACOMO LURIDIANA è una ballata che guarda alla vita come ad un percorso cieco, senza guide né direzioni. Un mistero che è impossibile da svelare e che, proprio per questo motivo, ci dispera e appassiona allo stesso tempo.
Spiega l’artista a proposito del singolo: «“It’d be lovely” è una delle mie canzoni più vecchie. Il brano vuole dipingere come ci si sente a non avere una direzione, a non sapere mai cosa ci aspetta dietro l’angolo o chi saremo tra sei mesi o un anno».
Ne abbiamo parlato direttamente con lui.
SWZ: Oltre i Linkin Park, quali sono i gruppi che ti hanno influenzato maggiormente nel tuo percorso musicale?
Giacomo: Quando ero piccolo mia mamma mi faceva ascoltare Bruce Springsteen all’autoradio e il periodo in cui ho ripreso ad ascoltarlo quasi ossessivamente dai 17 ai 19 anni circa è stato quando ho capito che fare musica era l’unica cosa che volevo davvero. Per quanto riguarda i testi Caparezza, Salmo e Fabri Fibra mi hanno fatto capire che potevo permettermi di osare di più con le mie parole.
SWZ: Cosa volevi comunicare con questo nuovo pezzo dal titolo It’d be lovely?
Giacomo: Come ci si sente a non avere una direzione, a perdere l’orientamento e venire investiti dal corso del tempo quando si diventa grandi, la paura di perdere sé stessi crescendo e la confusione di non sapere se si troverà mai il proprio posto nel mondo.
SWZ: Credi, come si dice in giro, che forse ci sia troppa musica?
Giacomo: No, ma anche se così fosse non si può mica impedire alla gente di fare musica per risolvere il problema. Secondo me di musica non ce ne può essere troppa, è un’estensione della nostra umanità ed esistono tanti “rischi” che nasca della musica quante sono le persone sul pianeta. Certo, ci sono problemi legati alla distribuzione in un panorama saturato di produzioni che vengono veicolate spesso attraverso mezzi in cui è facile che vadano perse nella moltitudine, ma sono i mezzi di distribuzione che si adatteranno alla musica, non viceversa.
SWZ: Subisci ancora il fascino della chitarra classica?
Giacomo: Sì, continuo a suonarla tutti i giorni. La chitarra è uno strumento meraviglioso, non ha l’estensione del piano e non è altrettanto comoda per comporre, ma si lascia trasportare dalle tue dita in un modo che ti permette di esprimerti con una libertà incredibile.
SWZ: Come sarai tra sei mesi o un anno?
Giacomo: Nei prossimi mesi voglio che la mia musica raggiunga quante più persone possibili e spero che ci troveranno dentro qualcosa, che per qualsiasi motivo avranno piacere di ascoltarla. Io personalmente penso che sarò sempre lo stesso, solo un po’ più grande.