“Gli Incubi di Freud” sono il progetto solista alternative rock del marchigiano Joshua McFarrow: all’anagrafe Josafat Farroni, “il paziente zero”, è di Ripe San Ginesio (MC), gli altri pazienti/musicisti si barcamenano tra maceratese e fermano, tra mare e monti (Matelica, Tolentino, Porto Sant’Elpidio).
SWZ: Siete mai stati presi dallo sconforto a tal punto di voler smettere ?
Gli Incubi Di Freud: Diciamo piuttosto che ho vissuto 38 anni di sconforto a tal punto da non voler iniziare affatto.
Da insicuro cronico non è stato affatto facile slanciarsi in questa avventura, ma ora posso dire quanto somatizzassi male quel mancato azzardo.
Ovviamente sono già capitati dei fisiologici cali di motivazione, perché subentrano aspettative non sempre corrisposte dalla realtà, ma è bello e stimolante ritrovarsi focalizzati su sfide future. Quindi no, non c’è sconforto ad oggi.
SWZ: Artisticamente parlando, rifareste tutto oppure avete dei rimpianti ?
Gli Incubi Di Freud: Ad ora il mio unico grande rimpianto è non aver iniziato almeno quattro cinque anni prima.
Aver vissuto nel timore del rifiuto spero non mi abbia fatto perdere tempo prezioso.
SWZ: Scegliete un musicista di rilievo che avreste voluto nel vostro album
Gli Incubi Di Freud: Conor Mason dei Nothing But Thieves, una voce e un gruppo che amo, ammiro, idolatro tremendamente. Oh, ed un cantante che si mette da parte per un altro è il più sincero attestato di stima che possa esserci! Io mi sposterei al basso, facendo slittare Edoardo al synth. Ora manca solo scrivere un pezzo adatto a lui e contattare il suo management!
Poi “Divi” dei Ministri la basso non è che lo disprezzerei eh… però canto io stavolta!
Voce femminile direi a mani basse Deborah Dyer degli Skunk Anansie, c’è poco da spiegare.
SWZ: Potrebbe sembrare una domanda banale o magari lo è : Dove sta andando la musica? E dove sta andando la vostra musica?
Gli Incubi Di Freud: Si auspica innanzitutto che la musica torni dal vivo come la ricordavamo prima della pandemia. Questo, a livello organizzativo e partecipativo, sarebbe un apporto vitale. Tornare a come ci eravamo lasciati farebbe bene a tutto il movimento.
L’adattamento dell’industria musicale a quest’epoca ha sì favorito una spinta creativa come non si registrava da decenni, perché per assurdo domanda e offerta sono aumentate esponenzialmente, però modellandosi sulle attuali possibilità di fruizione. Ed è ovvio che la musica fatta solo di streaming, di ascolto passivo, è qualcosa di mostruosamente incompleto.
Noi in questo senso stiamo cercando di andare incontro al nostro primo live organizzato con tutti i crismi di un live. E per fare questo testa bassa e lavorare.
SWZ: C’è differenza tra ciò che ascoltate e ciò che in realtà suonate ?
Gli Incubi Di Freud: Non credo riuscirei a suonare qualcosa che poi non avrei reale e smisurato piacere nell’ascoltare. Ed anzi mi chiedo quale strano esercizio di stile, quale passione abbia smesso di ardere, ci siano dietro alle produzioni di chi invece riesce in questo processo di autosabotaggio del proprio gusto musicale.