La reincarnazione di cinque spiriti maligni, provenienti da un passato antico e da terre remote, ha dato vita a quello che sarebbe diventato l’incubo di ogni creatura vivente su questo pianeta.
Un’antica profezia è stata scritta su antichi e polverosi manoscritti: secondo questi, cinque entità dedite al male si sarebbero unite sotto un’unica bandiera; innominabili al momento della loro apparizione sulla Terra, sono ora conosciuti con i nomi dati loro dai miti e dalle leggende: la Morte, il Corvo, la Freccia Nera, il Massacro. La loro missione è diffondere il terrore, la paura, il male e la dannazione dell’Inferno. Carestia, povertà…questi sono solo l’inizio del loro lavoro. E solo loro sono consapevoli di ciò che porterà il flusso del tempo.
SWZ: Ciao ragazzi, parliamo un po’ della vostra carriera con le fasi salienti, dato che siete in giro da tanti anni. Insomma, presentatevi ai nostri lettori!
Hell Theater: Il nucleo di partenza degli Hell Theater si è formato nel 2008 con Victor e Brian, poi grazie a pazienti ricerche è stato scelto Unh come batterista e Perenz, temporaneamente come bassista, poco dopo la formazione è stata completata con Bob alla chitarra.
Gli Hell Theater nascono come progetto musicale che possiamo definire “horror metal” e con una precisa dimensione live che speriamo nel tempo di concretizzare sempre più. “Hell” infatti esprime la direzione stilistica della band, per immagine, testi e scrittura musicale, mentre “Theater” rappresenta la visione di uno spettacolo horror.
Nel 2011 abbiamo prodotto l’EP “SMELL OF BLOOD” e poi il primo concept full length “REINCARNATION OF EVIL” nel 2012 pubblicato dalla MYGRAVEYARD Productions.
Nel 2015 avevamo eravamo pronti per entrare in studio a registrare “S’ACCABADORA” ma una serie incredibili di vicissitudini personali e esterne, al punto da farci pensare che fosse un album maledetto ci ha portato a pubblicare questo album a fine anno scorso, con l’entusiasmo della WORM HOLE DEATH.
Attualmente il nucleo base è il medesimo di 14 anni fa, bello solido, completato come guest bassist da Gu.Luh, nostro amico e live performer dei Gorgoroth, che ha voluto unirsi al progetto con grande entusiasmo ed il backup di Alekht Xeper, giusto per non farci mancare nulla!
SWZ: Quali sono i vostri punti di riferimento musicali e come hanno influenzato il songwriting di “S’Accabadora”?
Hell Theater: E’ chiaro che ognuno di noi ha le proprie influenze personali, tutti siamo nati a “pane e metal”, ma non abbiamo né band e neanche generi musicali di riferimento nel comporre la nostra musica, in generale come pure per questo album. Ognuno ascoltando la nostra musica può trovare elementi di thrash metal, di metal classico, di progressive, di musica classica, musica elettronica, ma non ci interessa essere vincolati a nulla, facciamo quel che ci convince pienamente e che ci sembra coerente con il nostro personale concetto di “horror metal”.
A livello compositivo ci immedesimiamo in ogni capitolo della storia e cominciamo a costruirci la musica intorno oppure talvolta utilizziamo come base di partenza parti già composte e che troviamo ideali per un certo passaggio o brano. Ci è capitato di riscrivere completamente un brano da zero perché non ci convinceva tutti al 100%, siamo molto esigenti con noi stessi.
SWZ: Cosa vi ha spinto a incentrarvi sul personaggio di S’Accabadora per il vostro ultimo album?
Hell Theater: Victor è di origini sarde e quindi conosce questa figura particolare che si pone tra leggenda e realtà, e dedita essenzialmente ad una sorta di eutanasia. Ideale per costruirci sopra una storia e quindi un concept album. Il prossimo album sarà ugualmente uno stupendo concept, ma racconteremo un’altra storia, peraltro già pronta.
SWZ: Cosa ha di speciale “S’Accabadora” secondo voi, rispetto ad altre uscite nel heavy metal?
Hell Theater: Questo album è volutamente in totale controtendenza rispetto agli attuali dettami dell’heavy metal, dai contenuti fin alle modalità di registrazione e masterizzazione.
Ad esempio oggi fare concept album è quasi autolesionistico, è un lavoro che si apprezza di più ascoltando i brani in sequenza, perché hanno un senso più compiuto, ma non è il modo in cui si ascolta la musica oggi, molto random. Ma non ce ne fotte nulla ugualmente!
Riguardo il suono dell’album eravamo davvero nauseati dalle produzioni “plasticose” degli ultimi anni, così perfette, piatte, innaturali, noiose e quasi inascoltabili. Le case discografiche spesso danno il loro “imprinting” al punto che band diverse suonano tra loro uguali.
Il nostro obiettivo era realizzare un prodotto fatto per durare, utilizzando anche tutte le moderne tecnologie digitali, ma mantenendo un suono naturalmente aggressivo.
Le parole d’ordine sono “musica suonata da musicisti”, suono realistico, umanità.
Tutto ciò che è stato registrato è stato eseguito dai rispettivi membri della band, nulla è stato costruito al computer. Nessun copia-incolla, tutto è suonato con le impercettibili differenze della suonata naturale, nessun automatismo facile per allineare (e appiattire) la base ritmica, allineare gli strumenti ritmici e accordare in modo massiccio le note, nessun plug-in di simulazione di amplificatore/rack per chitarra “facile”. La famosa accordatura “Melodyne” per la voce è stata usata probabilmente per 5 secondi nell’intero album.
Chi può dire queste cose nelle produzioni degli ultimi 10 anni? Pochissimi, perché è antieconomico.
Anche nel mastering abbiamo cercato di restituire la dinamica che è propria del CD evitando come fanno tutti oggi di comprimere tutto orribilmente al volume massimo.
SWZ: Come definireste il sound della vostra band a chi non vi conosce?
Hell Theater: Aggressivo e teatrale, mai noioso. Usiamo suoni talvolta inusuali, mai sentiti nel metal, combinazioni tecniche ed esecutive innovative. Mettiamo la creatività al centro e tutto il resto deve piegarsi alla nostra volontà creativa, compreso il mondo digitale e dell’elettronica.
Non è sicuramente un sound da “primo ascolto” ma puntiamo a dare il nostro contributo con personalità ed originalità alla scena metal internazionale.
SWZ: Il vostro sound ha anche un elevato tasso tecnico, tanto che forse potremmo parlare di progressive thrash metal. Siete d’accordo?
Hell Theater: Sicuramente c’è del trash metal e del progressive. Ognuno potrebbe trovare similitudini con vari generi. Ci diverte molto oltretutto vedere gli sforzi giornalistici a paragonarci alle più diverse band nel tentativo, comprensibile, di definire il sound degli Hell Theater.
Come hai capito ognuno di noi ha notevoli doti tecniche, ma non ci sbrodoliamo in virtuosismi fini a sé stessi, ancora una volta mettiamo la creatività al centro.
Abbiamo ad esempio parti di assolo in 64esimi, tempi 7/8 alternati a 8/8, riff in tempi embedded, scale e accordi inusuali, rallentamenti ed accelerazioni di pochissimi bpm (che molti uniformerebbero), ma sempre tutto dettato dalla sensazione che vogliamo trasmettere all’ascoltatore – subliminale o meno – e non dal voler mostrare quanto siamo bravi o somigliare a qualcuno.
Abbiamo in testa una cosa e cerchiamo di farla. Solo per un singolo suono di tre note che volevamo in “Domus De Janas” abbiamo impiegato oltre una settimana a costruirlo e registrarlo, con tecniche che probabilmente nessuno ha mai utilizzato insieme nella storia della musica…
SWZ: Che cosa vuol dire per voi la sigla “horror metal”?
Hell Theater: È un modo per dare un’indicazione onesta ai nostri ascoltatori. Sicuramente i nostri temi sono horror e sicuramente suoniamo metal. Il problema nasce quando cerchiamo di scendere in maggiore dettaglio!
SWZ: Dove è stato registrato “S’Accabadora” e che tipo di sound volevate ottenere? E siete riusciti nel vostro intento principale, siete soddisfatti di come suona l’album?
Hell Theater: È stato registrato nei “Bridge Studios” vicino a Treviso seguiti da Al Melinato, l’unico disposto ad assecondare con infinita pazienza le nostre esigenze contro-corrente.
Volevamo ottenere un suono ed una esecuzione più naturale ed umana possibile. Ad esempio la batteria ovviamente non è costruita al computer ma suonata live. Le chitarre che si sentono non escono da un plugin digitale ma da 12 roventi valvole dei nostri Mesa Boogie registrate da un pool dei migliori microfoni.
Paradossalmente ha richiesto molto più tempo (e soldi), ma in fase di editing abbiamo lasciato le lievissime imperfezioni dell’esecuzione umana perché suonano magnificamente meglio e trasmettono le emozioni che solo l’esecuzione umana sa trasmettere.
Ovviamente il nostro budget era limitato, con maggiori risorse finanziarie avremmo potuto lavorare ancora meglio il materiale, ma in compenso abbiamo avuto la libertà di fare esattamente ciò che volevamo senza alcuna influenza esterna.
Possiamo dire di avere vinto la sfida, il disco si ascolta piacevolmente e non stufa mai, anzi migliora con l’ascolto.
Nel prossimo album utilizzeremo sicuramente ancora un approccio simile.
SWZ: Ok, l’ultima parola ora spetta a voi. Grazie e a presto!
Hell Theater: Grazie a tutti i fan che ci seguono in tutto il mondo con grande entusiasmo, speriamo si moltiplichino presto così potremmo realizzare prima il prossimo album!
Siate curiosi, scoprite l’underground (non solo per piacere, ma anche per dovere) se vogliamo che rimanga viva una scena musicale non omologata, libera e originale, come ci hanno insegnato i grandi del rock. Ogni metallaro ha il dovere di sostenere l’underground con l’acquisto di musica per scongiurare la sua fine.
Stay Hellish!!