LupMorthy, un incontro con la musica antico e istintivo

LupMorthy, un incontro con la musica antico e istintivo

LupMorthy è un artista milanese, compositore, insegnante e frequentatore della montagna. Prima di dedicarsi interamente alla sua musica ha suonato il basso elettrico per 20 anni, sia in tour che in studio, con diversi progetti della scena indipendente italiana. Fra le varie band ricorda in particolare le collaborazioni con artisti quali GoodMorningBoy, Songs for Ulan, Musical Buzzino e Cesare Basile, con cui ha stabilmente suonato fin dal 2003 e vinto due targhe Tenco. La musica di LupMorthy è sperimentale, dai confini che sfumano fra diversi generi, dall’elettroacustica all’ambient, dal minimalismo al field recording.
Nel suo repertorio si trovano anche brani per ensemble vocali e musica da camera. Insegna teoria dei linguaggi musicali, dirige musica d’insieme e realizza progetti musicali con bambini e adolescenti. Dal 2005 coordina un laboratorio stabile di musicoterapia per bambini disabili. Si è laureato presso la Civica Classica “Claudio Abbado” di Milano in Composizione e in Didattica della Musica e ha conseguito un diploma in Musicoterapia al Centro di Artiterapie di Lecco. Oltre alla musica, la montagna, le vie di roccia classiche in particolare. La montagna gli ha insegnato a fare un passo alla volta e, paradossalmente, a stare con i piedi per terra.

SWZ: Ciao Lupmorthy, presentati pure liberamente ai nostri lettori!
Lupmorthy:
Buongiorno a te e ai lettori di Soundswebzine. Vorrei innanzitutto ringraziarti per questa intervista,
per aver dato attenzione alla mia musica; non è certo cosa scontata, sia per la forma del lavoro in sé, che per la durata di ciascun brano. Requiem for a Tree è il primo lavoro pubblicato a “mio nome”, sebbene la collaborazione con l’etichetta Urtovox sia quasi ventennale.

SWZ: Qual’è stato il tuo percorso di crescita musicale fino ad oggi ?
Lupmorthy:
Il mio incontro con la musica è così antico e istintivo, che solo i ricordi di mio padre possono stabilire una data certa.
1976, Ancora tu di Lucio Battisti. Solo con quel pezzo aprivo la bocca e sbattevo le gambe agitatamente. E solo in quei 4’25’’ mia madre poteva nutrirmi.
Dopodiché bocca chiusa fino a che mio padre rimetteva la puntina all’inizio del brano.
Ho sempre scelto che musica ascoltare; è anche vero che in adolescenza suonavo Bach al pianoforte, ma poi a dodici, tredici anni, chi non si fa condizionare pur di appartenere ad un gruppo. Quindi ho ascoltato anche musica spazzatura per spirito di sopravvivenza. E le esperienze drammatiche, se le sai elaborare sono molto fruttuose!
Verso i 16 anni ancora suonavo Bach ma cominciavo a guardare il basso elettrico di mio padre con una certa curiosità. Imparai “Stigmata Martir” dei Bauhaus, che dopo Smoke on the water è il brano più semplice al mondo. Fatto sta che da quel giorno non smisi più di suonare le quattro corde (il Basso ha solo quattro corde, sia chiaro!! Se ne aggiungi una poi suoni un pollo, non un basso..)
Gli anni sono passati, sono andato avanti con gli studi accademici, ho concluso quelli in Composizione e in Didattica della Musica, ho collaborato con tanti musicisti, registrato dischi, ascoltato tonnellate di musica, bevuto birre, rovesciato birre sul palco, salito su furgoni improbabili, attivato decine di laboratori musicali nelle scuole, fino a che la pandemia ha ridimensionato i margini di movimento di tutti noi, ha ridisegnato il tempo per noi e ci ha costretto ad una profonda riflessione.
È in questo “abisso” che matura Requiem for a Tree

SWZ: “Requiem for a Tree” è il tuo nuovo album; parlaci un pò di questo nuovo lavoro, di come è stato pensato, scritto e realizzato …
Lupmorthy:
Sembra brutto dirlo, ma questo lavoro esiste perché ho potuto prendere del tempo per me. Più che idee sonore avevo degli argomenti in testa che volevo esplorare e sviluppare. Ho cercato di tradurre in musica la staticità, e i mezzi che utilizzo sono in funzione di essa. Questo mi ha portato a scrivere in un certo modo, a misurarmi e a riflettere sulla gestualità e il timbro, a riconsiderare, manomettere e trasformare un pianoforte in un altro strumento a fini espressivi, o a ricercare una certa impersonalità da alcuni strumenti tradizionali come il flauto e il clarinetto, per esempio. Anche la dilatazione armonica con i suoi aggravamenti e stratificazioni, unita ad un uso misurato del ritmo sono in funzione di tale obiettivo.
Non posso negare che oltre a ragioni strettamente musicali, l’estetica di questo disco non sia influenzata da vicende personali che mi hanno costretto oltremodo a riflettere su come fermare il tempo che scorre inesorabile. Trees, brano di quasi diciassette minuti che chiude l’album è una dedica a Federico, amico di infanzia che il tempo non gli ha dato modo di costruire un futuro e che ha lottato fino alla fine per quel futuro.

SWZ: Quali sono state le ispirazioni musicali a cui ti sei riferito?
Lupmorthy:
La montagna. Ciò che ti da e ciò che ti ti toglie.
Immagino però che ti riferissi ad altro, più alle fonti musicali.
Non c’è un artista più di un altro ad ispirarmi: è la mia biografia sonora la fonte inconscia di ispirazione. Credo che ognuno di noi sia musicalmente quello che ha ascoltato. Poi ci sono evidentemente altri fattori, che variano da persona a persona, ma questo è un altro discorso.
Per essere meno vago, vorrei condividere con te questo pensiero di Baba Dioum, ingegnere forestale senegalese. Me lo sono appuntato dal libro di Andri Snær Magnason “Il tempo e l’acqua”, edito da Iperborea
“Alla fine conserveremo solo ciò che ameremo, ameremo solo ciò che capiremo e capiremo solo ciò che ci avranno insegnato”
Anche nella musica funziona così, mi sembra di aver capito

SWZ: Sei pienamente soddisfatto oppure avresti voluto cambiare qualcosa ?
Lupmorthy:
Se sono soddisfatto? Si
Se non altro perché mi rappresenta, almeno in questo preciso momento

SWZ: Hai in previsioni un Tour? Oppure rimarrà un progetto di studio ?
Lupmorthy:
Che bella domanda. Grazie
La giro a te.
Tu come porteresti in giro questo disco, di un emerito sconosciuto, con i cachet che ci sono in giro e senza tradire il senso del lavoro stesso, che si basa su equilibri sottili e che almeno ha bisogno di sei musicisti e di luoghi adatti?
Non ho bisogno di accrescere il mio ego, e ancor meno vorrei trovarmi nella condizione di proporre a professionisti date a 50 euro a testa.
Se avessi le condizioni giuste sarei il primo ad alzare il telefono e a contattarli

SWZ: L’ultima parola a te !
Lupmorthy:
Vi ringrazio ancora per aver ospitato la mia musica e per lo spazio di dialogo che mi avete concesso
È stato un vero piacere
LupMorthy

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