I The Hunting Dogs sono Alba Nacinovich e Marco Germini. Affinano il loro sound in una cantina tra le vigne del Collio goriziano. Suonano quello che loro definiscono “electro-shocked
pop”, un’elettronica organica eseguita dal vivo con la tecnica del live looping, utilizzando strumentazione sia acustica che elettronica e lasciando ampio spazio all’improvvisazione.
Un live act “elettrizzante” in tutti i sensi.
La vittoria assoluta ad Arezzo Wave 2019 li porta in tour per l’Italia nel 2021. Aprono per I Tre Allegri Ragazzi Morti, Kadebostany e i We Are Dark Angels. Si esibiscono
al Collisioni festival, vari showcase europei (BUSH, WavesVienna), al Karlovačko RockOff Festival (premio “Best innovative band”), mentre il loro concerto al Museo d’arte
contemporanea di Zagabria viene trasmesso in diretta dalla Radiotelevisione Croata.
Alba e Marco sono entrambi diplomati in jazz e vantano collaborazioni con artisti nominati al Grammy (Glauco Venier, Scott Kinsey) e progetti pluripremiati nell’ambito della musica elettronica, del jazz e delle colonne sonore (Premio ASCAP “Johnny Mendel”, selezione David di Donatello, Roma Film Festival) in veste di esecutori, compositori e arrangiatori
SWZ: Ciao ragazzi, parlateci della copertina?
THD: La copertina è frutto dell’estro del nostro art director Giovanni Di Natale e noi ne siamo rimasti ammaliati. Ha colto appieno i moti di questo disco aggiungendovi nuove sfumature e rimandi. Ogni volta che lo guardi solleva un nuovo quesito:
Animalesco e umano riescono a convivere? Siamo liberti o solo assuefazione alla cattività? carnale, sintetico, purezza, disordine, sangue, pacatezza…
È riuscito a tradurre in immagine anche la nostra ricerca sonora, può l’elettronica essere istintuale?
SWZ: Quali sono le vostri fonti di ispirazione?
THD: Il sapore degli asparagi selvatici, la vendemmia, le nostre più profonde insicurezze, Bjork, l’ultimo synth acquistato, il Pelinkovac
SWZ: Hanno un filo conduttore i brani che avete pubblicato ?
THD: I Cani da Caccia amano farsi guidare dall’istinto, il filo c’è già, noi lo seguiamo.
SWZ: Come nasce un vostro brano di solito?
THD: solitamente in sala prove a mo’ di jam session, lasciamo partire un groove di drum machine, o un arpeggiatore, o qualche loop strambo e da lì ci iniziamo a improvvisare sopra, registrando tutto e poi rielaborando il materiale più interessante poi in studio.
In altre occasioni si è partiti da un groove di Marco già esistente su cui Alba ha plasmato una lirica magari presa da qualche scrittore di chissà dove
SWZ: In questi anni come si è evoluto il vostro sound?
THD: ci è piaciuto fin da subito mescolare l’elettronica con l’acustica, inserire suoni “strani” come ricreare il trapano da dentista con il synth modulare in “The dentist”.. non abbiamo mai pensato ad un cambio di sound in generale, i nostri pezzi sono già tra loro molto variegati, negli anni abbiamo a volte cambiato strumentazione (da hardware a software-based) e questo può aver influito sulla composizione dei brani in quanto nascono prevalentemente da jam sessions mirate
SWZ: Concludete l ́intervista con un messaggio!
THD: Vi salutiamo con alcune liriche tratte dal disco che vogliono essere il nostro motto:
“Siamo il meglio che abbiamo,
sbaràzzati dei tuoi alias…
Oh caro, sei quello che osi,
straccia la tua agendina e vola!