
cosimo.snt@gmail.com
Disponibile “Antiche melodie d’amore”, l’album di debutto della cantautrice Elisabetta Previati. Dieci canzoni che sembrano trasportare l’ascoltatore in un’epoca diversa con il suo sound tra folk e world music.
“Antiche melodie d’amore” non ha avuto una genesi facile. I brani presenti sono stati scritti nell’arco diversi anni, ma è proprio grazie a questa peculiarità che riescono a raccontare meglio la vita della cantautrice. Le canzoni si sono sviluppate spontaneamente attorno il leitmotiv dell’amore, espresso in modo volutamente un po’ classico, quasi retrò, sia per le melodie che per le suggestioni nei testi.
In questo disco ritroviamo brani in italiano e in inglese, ma tutti sono legati da un’immaginario fantastico. Elisabetta racconta emozioni, amore e sensazioni come se fossero delle favole d’autore. Il risultato è un viaggio immersivo in un mondo diverso, ma che ci permette di sopravvivere nella routine di tutti i giorni.
“Gli arrangiamenti sono stati curati dal bravissimo polistrumentista pugliese Giovanni Chiapparino. Insieme abbiamo cercato di evocare per ogni brano delle ispirazioni stilistiche e delle sensazioni tematiche che lui ha poi tradotto in dei raffinati dialoghi tra tantissimi strumenti: clavicembalo, violoncello, violini, flauti, vibrafono, chitarre di ogni tipo, percussioni, fisarmonica, senza tralasciare le più tradizionali sezioni ritmiche con basso e batteria o pianoforte e contrabbasso, nonché una sperimentazione del tutto elettronica, nata dalla mia passione per il dream pop.
Il filo conduttore nel sound è principalmente la world music e la musica folk, con influenze di musica antica per quanto riguarda le voci e di musica etnica per quanto riguarda le scelte strumentali.
Per queste scelte un po’ vintage, nonché per le ispirazioni a personaggi letterari del passato, il titolo Antiche melodie è stato subito chiaro nella mia mente, sin dalla fase di pre-produzione.
La fase di produzione di questo disco è stata invece lunga e anche piuttosto sofferta. Lo abbiamo registrato nel corso di un intero anno in Puglia – presso Digressione Music, uno studio rinomato soprattutto per la musica classica – mentre vivevo in Germania, mi ri-trasferivo brevemente in Puglia per poi approdare in Svizzera.
In studio di registrazione abbiamo optato per un approccio acustico ed organico, insieme a musicisti incredibili – alcuni giunti apposta per me da lontano. Ho dei ricordi molto belli delle sessioni di registrazione, alcune in estate, altre in inverno.
Tali esigenze di spostamenti personali emergono soprattutto nel brano Le vele incerte, che parla proprio dell’instabilità e dei turbamenti della vita da Expat.
Le ispirazioni per gli altri brani si dividono in passionali e letterarie”, così Elisabetta descrive il suo disco.
TRACK BY TRACK
Il brano che apre il disco, Queste tue parole d’amore, l’ho regalato a mio marito per il nostro anniversario di 5 anni. Antica melodia d’amore era invece, in un’altra versione, la nostra bomboniera di nozze. Entrambe sono delle autentiche canzoni d’amore, di quell’amore luminoso che ho avuto e ho tuttora la fortuna di conoscere e vivere.
Il canto del bosco aveva un titolo precedente: Giorgio, il nome del mio primo figlio. L’ho scritta durante una lunghissima passeggiata in uno dei nostri luoghi del cuore in Germania, osservandolo esplorare la natura ed entrare in contatto con essa ben prima di sviluppare la capacità di esprimersi o quasi di entrare in contatto con noi esseri umani.
Per quanto riguarda le ispirazioni puramente letterarie, leggere scritti autobiografici è una mia grande passione. Dunque dalla lettura della intensa corrispondenza tra Zelda e Scott Fitzgerald nasce il brano più volutamente struggente del disco, Caro Scott, che riprende la visione critica moderna – l’ho scoperto dopo – che vede Zelda troppo a lungo adombrata sia come moglie che come scrittrice.
Emily è invece chiaramente Emily Dickinson, i cui versi mi accompagnano fin dall’adolescenza, e quasi hanno reclamato un posto dietro a quella melodia. Volevo dare voce al suo amore per una vita più sognata che vissuta, ma non per questo meno piena di passione.
La Ballad of the Ghost Lady in the Rock, il brano più puramente folk del disco, ha una ispirazione a Matrioska.Il protagonista di un racconto di Yasunari Kawabata, un viandante, narra a sua volta una leggenda del monte Fuji: una donna, nell’attesa che il suo amato faccia ritorno da lei, muore congelata in una nevicata. All’interno di una fenditura nella roccia, proprio dove lei ha perso la vita, rinasce ogni primavera un fiore bianco. È il fantasma stesso della donna a narrare al viandante tale leggenda.
Mi ha colpito tantissimo e ho voluto trasformarla in una ballata.
Per interpretare il viandante ho chiesto in prestito la voce ad uno dei miei artisti preferiti, l’etereo The Gentle Good, alias Gareth Bonello, raffinatissimo cantautore gallese. La sua gentilezza e i suoi complimenti verso la mia musica mi hanno resa estremamente felice di questa collaborazione.
Where are you now, l’unico brano realizzato con programmazione elettronica. È nata all’indomani di una tempesta, dopo una notte in cui avevo finito di leggere un libro su Sylvia Plath e vagavo in uno dei miei boschi vicino Tübingen, nel sud della Germania. Il bosco era stato completamente distrutto dalla furia della pioggia, non riconoscevo quasi più i sentieri, e il suono della triste vita di Plath aleggiava ancora in me.
Musicalmente volevo fosse ispirato ai Múm, un gruppo dream pop islandese che amo, per evocare, come un mantra, un’atmosfera rarefatta e le sensazioni provate vedendo il bosco raso al suolo.
Nelle ultime due tracce si torna alle ispirazioni personali. Ninna nanna per questo amore è forse il primo brano, cronologicamente parlando, che ho composto. Parla di un amore finito, ma penso che tradisca il mio ottimismo incondizionato verso la vita e il valore delle esperienze.
Un sorriso solo, per cui abbiamo scelto un arrangiamento di soli archi, è anch’esso un brano autobiografico che parla di disillusione e speranza. Il sorriso di cui parlo, quello che “ti salva” può essere a volte il tuo stesso sorriso, a volte quello di una persona amata, o anche quello della spiritualità.