
Proveniente dalla Sicilia, Helen Burns è un progetto post-punk con influenze alternative e stoner, caratterizzato da un suono caldo, scuro ma tagliente, a volte bagnato e malinconico, a volte secco, incandescente, come le fiamme, e come la Sicilia stessa.
La band compone e lavora all’interno di una casa in campagna, in un paesino della provincia di Catania, dove si vive, si suona e si scrive rigorosamente insieme. Ancora prima di essere una band, Helen Burns è una famiglia. Il legame e il rapporto che li unisce sono ciò che spinge gli Helen a fare musica e a condividere quei valori e quei sentimenti per cui scrivere diventa necessario, e che li ha portati a comporre il loro primo album: The Rain Caller, un album che tramite la violenza e la malinconia della pioggia, racconta di emozioni personali e altrui.
Dopo un primo tour in Italia, varie date nel territorio siciliano tra cui il concerto insieme a Nile Marr, e l’uscita dei primi singoli, l’album “The Rain Caller” verrà pubblicato venerdì 15 Novembre 2024.
Ciao ragazzi, parlateci della copertina?
La copertina è una fotografia di Federica Buccheri, la sorella di Edoardo (bassista). Questa foto nasce da una conversazione al telefono tra i due:
“Abbiamo parlato a lungo dell’album di debutto della band, The Rain Caller, discutendone il concetto, il significato e il suono. In un certo senso, è diventata una conversazione astratta e insolita sulla percezione della pioggia da parte di mio fratello, una prospettiva con la quale mi sono trovato sorprendentemente, e senza sforzo, in grado di relazionarmi”
È stata scattata a Goury, in Normandia, durante uno dei progetti fotografici di Federica. È molto significativa per noi, rappresenta perfettamente l’album.
Quali sono le vostri fonti di ispirazione?
Abbiamo tante piccole ispirazioni personali. Essendo una band, ognuno contamina con ciò che ha, nonostante poi venga fuori qualcosa di condiviso. La fotografia è qualcosa che sicuramente, come mezzo artistico/comunicativo, ci unisce molto. La musica che ci influenza di più probabilmente è di origine britannica. Band come Joy Division e The Clash sono tra i nostri più grandi idoli. Ma anche artisti odierni come IDLES, Queens Of The Stone Age e tanti altri. Poi ognuno di noi ha un po’ il suo mondo. Sebastiano ha un alter ego HipHop e R&B, Domenico è un fumettista nascosto, ecc…
Hanno un filo conduttore i brani che avete pubblicato ?
In un modo o nell’altro si. Non è un concept album, ma tutte le canzoni rimandano (ognuna a suo modo) ad una ricerca di libertà. Non tanto fisica ma mentale, o emotiva forse.
Come nasce un vostro brano di solito?
Non c’è un vero e proprio criterio. Prima del disco abbiamo scartato tante bozze. Spesso parte da un’idea scritta da Sebastiano o Edoardo, ma tante volte i brani iniziano per la prima volta in sala, tutto insieme. A prescindere dall’origine, di solito lavoriamo sempre tutti e 4 alla scrittura e all’arrangiamento. È un po’ la filosofia del gruppo. Spesso si apre un’altra prospettiva sul brano quando si è tutti nella stessa stanza, anche se quell’idea magari è nata da uno solo in camera propria. Poi per esempio, l’album è stato rodato per molti mesi dal vivo prima di essere registrato e prodotto. Ha avuto un lungo tempo di composizione e assimilazione. Un percorso un po’ diverso da quello che sarà il nostro prossimo lavoro.
In questi anni come si è evoluto il vostro sound?
Come dicevamo prima, nel corso del tempo abbiamo fatto tante esperienze che ci hanno portato a crescere. Abbiamo buttato un sacco di canzoni incomplete, ma anche riesumato vecchi audio nel corso degli anni. Soprattutto abbiamo cercato di suonare il più possibile dal vivo, che è la cosa che più alimenta il nostro stile, che speriamo possa essere percepito sempre di più con i prossimi lavori.
Concludete lʼintervista con u messaggio!
Ascoltate The Rain Caller, il nostro debut album. Disponibile su qualsiasi servizio di streaming (Spotify, Apple Music, ecc…) e anche in vinile