
Nati da un’idea del frontman Tommaso La Vecchia e del chitarrista Aldo Ferrara, i Nimby esordiscono dal vivo nel 2009 nel centro della Calabria, il punto più stretto d’Italia, plasmando liberamente psichedelia, post-punk e garage rock. I
l primo lavoro è l’Ep del 2010 “A glimpse of world seen thru the eyes of an old tree” forte della presenza musicisti della scena locale come Arco Parentela (4Gradi Brix, Gioman) al basso e Antonio Guzzomì (Meat For Dogs, Bretus) alla batteria.
Il primo LP della band è “Not In My Back Yard” del 2013, con la coproduzione di Fabio Magistrali (Afterhours, Marta Sui Tubi, Rosolina Mar, etc.). Nella formazione ci sono Gianluca Fulciniti (batteria), Stefano Lo Iacono (basso), Francesco La Vecchia (chitarra), Raffaele De Carlo (cori e flauto traverso); Le registrazioni, in presa diretta, vengono eseguite al MuSaBa. di Mammola (RC) parco-museo dell’artista internazionale Nik Spatari che ospita tutta la band nella sua splendida foresteria e concede l’utilizzo di ben tre opere pittoriche per l’artwork del cd.
Dopo la realizzazione del primo videoclip “Summer” nasce un’intesa col regista Matteo Scarfò che, oltre a realizzare il video di “Cinema” sceglie alcuni brani di “Not In My Back Yard” tra le musiche del docu-film “BOMB! Fantasia In Fiamme”, dedicato alla vita e alla poesia “Beat” di Gregory Corso.
Il secondo album, “NIMBY II” del 2018, è realizzato in coproduzione artistica con Manuele Fusaroli (Nada, Tre Allegri Ragazzi Morti, Il Teatro degli Orrori, One Dimensional Man, Karate), registrato e mixato al Natural Headquarter Studio di Corlo (FE) con l’assistenza al banco di Federico Viola. A sostiuire Gianluca Fulciniti c’è Simone Matarese (Meat For Dogs, Bretus, Bruno & The Souldiers). Illustrazioni e grafiche dell’LP sono stati realizzati dall’artista Andrea Grosso Ciponte, professore dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Il formato fisico in vinile è stato stampato dalla PPM. La copertina ha vinto il Best “Art Vinyl Choice” nel concorso BEST ART VINYL 2018 che premia i più bei vinili del panorama italiano.
Nel 2020 Vins Perri (Sharada) – batteria e voci – e Giuseppe Quaresima – basso – subentrano rispettivamente al posto di Simone Matarese e Stefano Lo Iacono per produrre nuovi brani presso il NUNULAB Studio (Mammola – RC) e il Black Horse Music Studio (Catanzaro). Inizia, dunque, una nuova stagione compositiva dove la poetica di Tommaso cambia prospettiva: dalle tematiche contemplative o introspettive dei primi due album, nel nuovo lavoro il cantante volge lo sguardo verso particolari fenomeni sociali, senza perdere l’opportunità di raccontarli attraverso giochi surreali e lenti caleidoscopiche. Nel 2023 il bassista Manuel Grandinetti entra nella formazione in sostituzione di Giuseppe.
Nel dicembre del 2023 esce in digitale con l’etichetta “Semplicemente Dischi” il primo singolo del terzo disco “Barbarie”, “Avatar”, insieme al videoclip realizzato in frame by frame da Raffaele Rotundo dell’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro.
Nel settembre 2024 esce in digitale sempre con la stessa etichetta il secondo singolo “Montevideo” insieme al videoclip realizzato dal regista Giuseppe Curti (aiuto regia in Freaks Out, Lo Chiamavano Jeeg Robot). Il 5 ottobre 2024 suonano a Faenza sul “Palco Crescendo” del Festival MEI mentre qualche settimana dopo il videoclip di Montevideo riceve il premio “Onda Rock Music Video Contest”
Negli anni la band condivide il palco con gruppi come Jeniferever, Octopuss, Saint Just, Sick Tamburo, Bud Spencer Blues Explosion, Andy Timmons, Rezophonic, Omar Pedrini, etc; preziosa la collaborazione con Franco Dionesalvi per alcuni spettacoli di musica e poesia, presentati in rassegne come il “Festival delle Serre” di Cerisano, “Primavera dei Teatri” di Castrovillari e il “Festival Internazionale della Poesia” al MUDEC di Milano. Infine, si segnalano partecipazioni ai migliori festival musicali calabresi come Invasioni, Restart Cosenza Vecchia, Color Fest, Trame, Rock On Martirano Lombardo, Tradizionandu etc.
IL DISCO – PRESENTAZIONE
Tra le onde agitate della nostra umanità decadente, la band vuole offrire un nuovo equilibrio attraverso il linguaggio del rock alternativo, ricco di intenzioni cantautorali e libero dagli schemi dell’industria musicale nostrana. In un periodo storico in cui l’esistenza dell’umanità è messa alla prova e in discussione, in questo album i Nimby provano a raccontare, attraverso determinati personaggi e fenomeni sociali, le contraddizioni della nostra epoca. Se nei brani i testi di Tommaso fanno volgere lo sguardo verso gli ultimi della società, la copertina offre invece una prospettiva verso chi ha intenzione di manipolare le nostre menti e ci fa sprofondare nella Barbarie.
Attraverso un gioco di assonanze il barbiere della copertina, realizzata su tela dall’artista Matteo Marcucci alias Mista Mark, è il medium a cui affidiamo ciò che antropologicamente di più vicino è alla mente dell’uomo: i capelli che, nella Storia del rock, sono un simbolo del vigore con cui viene trasmesso, attraverso linguaggi differenti, l’istinto controculturale del musicista. Il volto mostruoso nel quarto riquadro rappresenta il “taglio” finale realizzato dal Barbiere per sottomettere le nostre menti al Potere.
Come è nata la vostra passione per la musica?
La passione ha radici lontane, io a Aldo ci siamo conosciuti molti anni fa e ci siamo subito intrecciati. All’epoca lo coinvolsi in un progetto musicale molto alternativo: gli arhena tip.
Poi sono nati i nimby e negli anni abbiamo avuto diverse fasi e tanti musicisti ci hanno accompagnato. Ora si sono aggiunti Vins e Manu che si conoscono da un sacco di tempo,siamo riusciti a dare stabilità al progetto e vorremmo continuare su questa strada. Abbiamo in mano una bella doppia coppia, come si direbbe nel poker…
Rispetto ai vostri lavori precedenti cosa è cambiato?
Il cambio di prospettiva. Mentre prima i testi erano orientati tra l’introspezione e la contemplazione, accompagnate da un’espressività più corale e psichedelica, adesso l’attenzione si è più spostata verso tematiche più sociali e fenomeni esterni, come avviene nei cantastorie. È stato dunque il movimento di sguardo da parte di Tommaso che ha determinato la direzione artistica della band. Questa consapevolezza ha consentito però al progetto di acquisire uno sguardo più maturo sul proprio lavoro discografico. In più la decisione di autoprodurre l’album dalla A alla Z ci ha consentito di mettere in gioco completamente quello che noi siamo stati in questa stagione compositiva.
Quali sono le vostre influenze artistiche?
Moltissime… sembrerà strano ma non abbiamo riferimenti forti nel panorama musicale italiano.
Le nostre influenze coprono vari generi e varie epoche nell’ambito del rock (termine davvero generalissimo).
Le band che ci hanno forgiato sono poche tutto sommato: direi i Radiohead e i QOTSA che ci accomunano tutti. Poi trasversalmente possiamo dire che i sottogeneri che ci piacciono sono l alt, il post rock, il grunge e la musica indipendente nel suo complesso, che sinonimo di libertà espressiva; tutt’altra cosa rispetto all’indie nostrano, incentrato su pattern ben precisi e su una modalità espressiva sostanzialmente omologata.
Quali sono i contenuti che volete trasmettere attraverso la vostra arte?
L’urgenza di guardare il mondo da una prospettiva differente, di reinterpretarlo utilizzando la bellezza della musica e delle parole, raccontarlo con sincerità mettendo l’umanità e le sue battaglie al centro del discorso artistico.
Non vogliamo certo gli applausi né vogliamo intrattenere qualcuno con un semplice spettacolo musicale, abbiamo l’intenzione di entrare nelle coscienze e di provare a smuoverle un po’, far passare la nostra esperienza artistica come un percorso di vita improntato sulla gratuità come archetipo esistenziale, emanciparci dal do ut des e resistere in un mondo che gira attorno a copioni e a strutture prestabilite. Tutto questo senza prenderci troppo sul serio; non siamo intellettuali che parlano dall’alto di un palcoscenico alle masse, piuttosto sentiamo di avere in mano una torcia che illumina il cammino nel buio della notte, ma siamo tutti lì, nello stesso spazio, e sentiamo forte la responsabilità di questo ruolo.
Hai un episodio divertente che è successo durante la registrazione del disco?
Durante le registrazioni succedono un sacco di cose, provi a fare robe strane per tirare fuori suoni particolari quindi sei sempre in bilico tra il demenziale e l’avanguardia… a volte la linea è talmente sottile che si creano dei dibattiti divertenti…
Con questo mood però abbiamo tirato fuori anche delle cose che ci sono piaciute tipo i cani che abbaiano fuori dallo studio di Francesco – 3 ottobre – che abbiamo ripreso con un microfono alla porta, o la prova di un microfono vintage radiofonico ribattezzato “il leggendario” da Carmelo che abbiamo usato in Montevideo.
E momenti di crisi in cui pensavi di non farcela a finirlo?
Mai, solo lo seccatura di dover fare i salti mortali per portare a casa le take… ma è il bello alla fine…