Il concept di “The Mystic Technocracy (Season II: The Age Of Entropy)”: “L’arco narrativo generale dell’opera spaziale di Docker’s Guild è piuttosto complesso ed è stato elaborato nei minimi dettagli. Album dopo album, si visiterà il mondo oscuro di “The Mystic Technocracy”, dove una razza aliena tecno-organica a base di silicio tenta di spazzare via tutta la vita sulla Terra attraverso la religione organizzata, mentre uno scienziato tormentato fa della sua missione nella vita di salvare l’umanità .
La sua ricerca lo porterà attraverso l’universo e in un viaggio personale da cui non c’è ritorno. Si incontreranno molti personaggi come il dottor Jack Heisenberg, Tith, ZZ-999, il Cardinale Berengar Yersinia, Lucy Higgs, Adam V, Camilla, Cassilda e molti altri. Si passerà attraverso mondi alieni di Silix IV e Carbonia nella Galassia di Andromeda e si viaggerà indietro nel tempo fino all’era dei dinosauri per assistere alla loro estinzione”. Douglas Docker’s dà vita ad uno degli episodi che comporranno, attraverso altri album, una saga fantascientifica che al suo termine (e speriamo ci arrivi!) vedrà la pubblicazione di cinque album principali chiamati “season” e quattro raccordi chiamati “book”. In questa sorta di serie tv del rock i Docker’s Guild danno ampio sfoggio di tecnica e svariate influenze.
D’altronde anche la lista degli ospiti parla chiaro in questo senso: Helly, Anna Portalupi, Joel Hoekstra, Sascha Paeth, Nita Strauss, Amanda Somerville, Anneke van Giersbergen e molti altri. Dicevamo delle tante influenze. Ebbene sì, non potremmo che parlare di un album rock, perchè il metal viene appena toccato in questo lavoro, ma il progressive è l’unico elemento portante di tutto, sia che parliamo di episodi più robusti e incentrati su riff di chitarra, che in altri episodi dove il tutto si fa quasi pop, se non fosse per una costruzione delle canzoni sempre intelligente e attenta a non scadere nel già sentito. In questo senso il sound dei Docker’s Guild rappresenta quasi un unicum in cui tutto può succedere: brani più snelli alternati ad altri più intricati, voci di ogni tipo e non parliamo solo dell’alternanza maschile-femminile, ma di un continuo ricercare la tonalità e la tecnica giusta per imprimere alla musica il giusto approccio. Quindi come mai come in questo caso possiamo dire che la voce è a tutti gli effetti uno strumento musicale! E’ con album come questi di come ci si accorge che tante volte la nostra visione della musica è limitata e circoscritta, nonostante pensiamo di conoscere tante contaminazioni e generi.
Perchè un conto è fare del crossover tra generi, e possono venire in mente in questo senso ibridi anche riusciti tra funky e metal, rap e rock e via dicendo. In questo album invece ogni brano presenta qualcosa di realmente innovativo e “magico”, e non rimane altro che ascoltarlo più volte per assimilarlo e per capirne la sua grandezza. Un lavoro ambiziosissimo e notevole, questo di Docker’s Guild, meritevole di ogni attenzione e che si preannuncia come un lavoro imperdibile e imprescindibile per i cultori della musica progressive. Sia inteso, qui dentro non vi è solo il progressive, ma la complessità delle soluzioni messe in atto è notevole, quindi a parte tutto, questo termine mi sembra il più adeguato per descrivere la musica di Docker’s Guild.