Riccardo D’Attis, talentuoso chitarrista e compositore, si ritaglia un ruolo di rilievo nel mondo musicale con il suo album di esordio intitolato “The Right Path”. Quest’opera rappresenta un’immersione nella sfera del Rock Progressivo, arricchito da orchestrazioni e arrangiamenti che evocano l’atmosfera della musica cinematografica, con accenni di metal e Djent. È un concept album che racconta una storia in cui il pianeta è protagonista, una storia di come era prima (rigoglioso e verde) e come lo è diventato a causa di principi gestionali sbagliati dell’uomo, che infine riesce a trovare la giusta via (“The Right Path”) per convivere a pieno con la natura.
SWZ: Ciao Riccardo, quali sono le tue fonti di ispirazione?
Riccardo: Sicuramente la mia fonte d’ispirazione più importante nei primi anni di approccio alla musica sono stati i Dream Theater, e gli album solisti di John Petrucci. Brani come “The Spirit Carries On” oppure “Glasgow Kiss” sono stati i primi brani che hanno avuto per me un “effetto WoW” fin da subito! Joe Satriani, Steve Vai, Rhandy Roads, sono stati ugualmente i miei idoli agli inizi del mio percorso chitarristico. In seguito, grazie ai miei studi in conservatorio, ho scoperto artisti come Pat Matheny, Hallan Holsworth Guthrie Govan, Greg Howe, Shan Lane, e potrei andare avanti a lungo, che sono diventati pane quotidiano nelle mie playlist. Chitarristicamente parlando, la lista arriva fino ai giorni nostri con chitarristi e gruppi come Plini, Intervals, Archecho, che influenzano definitivamente il mio gusto, cercando di raggiungere quel mix tra Old School e moderno che mi fa impazzire. Tra le mie influenze vi sono anche i grandi compositori Barocchi, Bach, Wagner, fino ad arrivare ai compositori di musica cinematografica, Hans Zimmer, Steve Jablonsky, Ennio Morricone, e molti altri, che mi hanno portato a studiare arrangiamento orchestrale, cercando il mix giusto tra il Rock Progressivo e la cinematografia.
SWZ: Come nasce un tuo brano di solito?
Riccardo: Dare una risposta a questa domanda non è così semplice. Ogni brano ha avuto una matrice un po’ diversa rispetto agli altri. Alle volte può capitare che studiando, improvvisando qualcosa, faccio qualcosa che mi piace, mi registro, e da lì sviluppo il resto. Alle volte mi capita di cantarmi una melodia particolare, la suono e passo ad armonizzare, se ciò mi intriga passo alla scrittura. Spesso sono momenti di malinconia e disperazione che mi danno più ispirazione a scrivere, come se fosse un modo per sfogarmi ed esprimere i miei sentimenti, immagini, o storie della mia vita. Insomma, l’ispirazione può venire in qualsiasi momento e andarsene subito; infatti cerco sempre di cogliere l’ispirazione, e generalmente in quei momenti non esisto mai per nessuno.
SWZ: C’è differenza tra ciò che ascolti e ciò che in realtà suoni?
Riccardo: Diciamo che c’è una leggera differenza nello stile e nel linguaggio, in quanto ognuno ha il proprio modo di comporre e scrivere musica. Tuttavia, ciò che ascolto per piacere viaggia per lo più nell’universo del Rock Prog/Metal/Djent/Musica Cinematografica, ma spesso per necessità di ingaggi mi capita di ascoltare di tutto, dal jazz al funky al pop. Mi capita dunque di suonare spesso ciò che ascolto per questioni di lavoro, ma nel lato compositivo resto per natura nell’universo del rock o del progressive.
SWZ: Perché hai scelto un album strumentale?
Riccardo: Non la chiamerei scelta nel senso che ho deciso tra strumentale e non. Ma semplicemente preferisco esprimermi con gli strumenti e con la chitarra che a parole, non essendo un bravo paroliere in primis, ed inoltre, oggigiorno c’è tanta musica cantata che per quanto mi riguarda è piena di parola ma non dice nulla, quindi preferisco non parlare e lasciare parlare la musica se riesco.
SWZ: Quali sono i tuoi piani più immediati?
Riccardo: Al momento sto lavorando per cercare date in giro per il Paese, e in Francia, date la mia vicinanza e l’esperienza nel territorio. Inoltre lavoro in due scuole private di musica e partecipo a vari progetti musicali , ma ovviamente la priorità è cercare di organizzare e trovare più date possibili nel futuro per suonare in Live, e continuare a investire sul progetto. Ovviamente la composizione non si ferma, e ho già dei nuovi brani in saccoccia.
SWZ: Concludi l’intervista con un messaggio!
Riccardo: Con “The Right Path” cerco di lasciare un messaggio in cui ognuno di noi possa ritrovare la forza d’animo per superare le proprie difficoltà e i propri limiti. Allo stesso modo riscoprire l’importanza del vivere in un mondo pulito e sano in cui siamo tutti sulla stessa barca, ricchi e poveri. Senza un pianeta sano, vivo e ricco, ogni uomo sulla faccia,
sia col conto in banca pompato, o non, andrà in contro il medesimo destino. Dunque cerchiamo di essere meno individualisti e superficiali (cosa che oggigiorno sembra sia l’unico modo di vivere), e ritroviamo l’amore per il necessario ma giusto, senza andare incontro allo spropositato aver troppo, che è diventato ciò che fa di un uomo, un uomo importante oggigiorno.